Ursula von der Leyen e il maschilismo che non muore mai
di Valeria Lentini
A distanza di quasi un anno, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen deve nuovamente fare i conti con il maschilismo rozzo e manifesto del politico di turno e con quello strisciante di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo (che, giova ricordarlo, le è inferiore gerarchicamente). Tutti abbiamo scolpite nella memoria le immagini di aprile 2021 in Turchia, quando Erdogan ricevette con tutti gli onori Charles Michel lasciando senza sedia Ursula von der Leyen; in quel caso lo sconcerto e l’indignazione furono duplici, poiché la presidente von der Leyen si trovò a fronteggiare due imbecilli: il primo le negò la sedia con intento umiliante; il secondo non seppe o non volle reagire, facendo finta di nulla. Come se fosse normale che la numero uno delle istituzioni europee venga messa all’angolo in quanto donna. Inevitabili le polemiche feroci sui giornali e sui social, cui fecero seguito le scuse mielose di Charles Michel e la dichiarazione di von der Leyen, che qualche giorno dopo disse che non avrebbe mai più permesso il ripetersi di una simile situazione.
Il 17 febbraio 2022, invece, in occasione del vertice Ue – Africa, avviene l’inimmaginabile: il 70enne ministro degli esteri ugandese Jeje Odongo arriva e, armato di passo deciso e sgargiante sciarpa gialla, si dirige con sicumera verso il trittico di autorità (von der Leyen, Michel, Macron) per la foto di rito. Tutto normale, se non fosse che il politico ugandese ha ignorato Ursula von der Leyen. Chiariamo: non solo non le ha stretto la mano, l’ha proprio saltata a piè pari. Come se la povera Ursula fosse una pianta ornamentale o una statua e non la donna più potente d’Europa. Quella che decide le sorti di un’ampia fetta di popolazione mondiale. E Charles Michel come ha reagito a questo atteggiamento gravemente offensivo? Non ha reagito, come in Turchia. Ha fatto finta di nulla, dimostrandosi imbattibile nel portare avanti la politica del pesce lesso. A risolvere la questione è stato il presidente francese: Emmanuel Macron, con parole e gesti molto eloquenti, ha indicato allo “sbadato” ugandese la presidente, costringendolo a salutarla. Lui, obtorto collo, l’ha infine salutata, le ha mostrato un sorriso e le ha pure detto qualcosa (forse le ha chiesto se sa cucinare). Di strette di mano, però, nemmeno l’ombra.
A stigmatizzare il maschilismo di Odongo Jeje e del recidivo Charles Michel ci ha pensato, tra gli altri, Laura Boldrini, che su Twitter ha tuonato: <<Ignorare una figura istituzionale perché donna è un grave atto di sessismo. Il ministro ugandese Odongo, non stringendo la mano a von der Leyen, qualifica se stesso e il regime di Museveni. Dopo il Sofagate di Erdogan, un altro brutto episodio in presenza di Charles Michel>>. Povera Ursula, donna di statura elevatissima contornata da ominicchi. E povere noi.
<<Ignorare una figura istituzionale perché donna è un grave atto di sessismo. Il ministro ugandese Odongo, non stringendo la mano a von der Leyen, qualifica se stesso e il regime di Museveni. Dopo il Sofagate di Erdogan, un altro brutto episodio in presenza di Charles Michel>>.
Laura Boldrini
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