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Fuga di documenti in Vaticano, Papa Francesco: “Molto amareggiato dalla notizia”

Agli scandali a orologeria l’Italia è ormai abituata: fa specie, però, che dinamiche simili non risparmino il Vaticano. Eppure, la tempistica con cui è scoppiato il caso già ribattezzato Vatileaks 2 fa pensare a un sottobosco inquieto che da qui all’inizio del Giubileo potrebbe ancora dare segni. Così, dopo la bizzarra conferenza stampa di mons. Charamsa, ecco servito su un piatto d’argento l’ennesimo scandalo: l’arresto, per la divulgazione di documenti e notizie riservate,  di mons. Lucio Angel Vallejo Balda e di Francesca Immacolata Chaouqui, rispettivamente ex segretario e membro della Cosea, la Commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione delle strutture economico-amministrative della Santa Sede.

Monsignor Baldo si trova ancora in cella, mentre Chaouqui (assistita dall’avvocato Giulia Bongiorno) è stata rilasciata grazie alla solerte collaborazione fornita agli inquirenti. La vicenda fa il paio idealmente con il primo scottante episodio analogo verificatosi tre anni e mezzo fa, che aveva portato dritto in cella l’ex maggiordomo papale Paolo Gabriele con l’accusa di aver trafugato documenti nella segreteria di Benedetto XVI.

Le indagini su Baldo e Chaouqui, portate avanti dalla Gerdarmeria Vaticana, sono iniziate lo scorso maggio e nel fine settimana appena passato si sono concretizzate con l’arresto dei due indagati. Lunedì il Promotore di giustizia Gian Piero Milano e l’aggiunto Roberto Zanotti hanno convalidato i due arresti: Chaouqui resta indagata in stato di libertà grazie alla collaborazione fornita che ha fatto venir meno l’esigenza cautelare.

Come osserva Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, alla base di questo scandalo potrebbe esserci la volontà  di colpire Papa Francesco da parte di chi si è sentito depredato di cariche prestigiose nell’ultimo periodo, <<senza però escludere – scrive Sarzanini – che sullo sfondo si continuino a muovere coloro che vogliono impedire una revisione vera dello Ior, l’operazione trasparenza che potrebbe svelare davvero chi ha utilizzato e continua a usare i conti cifrati dell’Istituto>>.

Alla luce di  quanto avvenuto, suonano bizzarre le parole dell’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, che nei giorni convulsi che hanno condotto alla decadenza di Ignazio Marino da sindaco della Capitale, scriveva testualmente: <<Sta assumendo i contorni di una farsa la vicenda legata alle dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino (…) Al di là di ogni altra valutazione resta il danno, anche di immagine, arrecato ad una città abituata a vederne di tutti i colori, ma raramente esposta a simili vicende>>.

Ecco, a parte il fatto che questo articolo veniva pubblicato a pochissimo tempo di distanza dalla quantomeno bizzarra conferenza stampa di mons. Krzysztof Charamsa, che aveva pubblicamente dichiarato di essere gay e di avere un compagno; a parte questo, con tutta la fantasia possibile l’episodio di Marino pare a dir poco risibile di fronte allo scandalo che coinvolge adesso il Vaticano.

Addolora non poco sapere che Papa Francesco, figura luminosa che dal giorno dell’elezione cerca di riportare con fatica la Chiesa sulla retta via della trasparenza cristallina, debba subire attacchi vergognosi come quello di cui si discute adesso.

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