I Siculi e i loro rapporti con i Greci. Siracusa e Agrigento, due potenze verso cui lanciare un coraggioso quanto velleitario guanto di sfida. Sullo sfondo, fascinosa e tutta da approfondire, la figura di Ducezio, che dei Siculi è stato a capo dal 460 al 450 a.C.: a questo protagonista della storia, alle sue ardimentose ambizioni e alle arroventate disillusioni, ha dedicato un libro Calogero Miccichè, già docente di latino e greco e professore a contratto all’Università di Palermo.
Il libro di Miccichè, intitolato Ducezio. Enigma e utopia, è stato presentato sabato 9 marzo al Museo di cultura materiale di Agira. Dopo una dotta introduzione da parte dall’archeologo Rosario Patanè, è intervenuto Massimo Frasca, docente dell’Università di Catania.
Ducezio, l’enigma. Su Ducezio, protagonista della storia di Sicilia nei decenni centrali del V secolo a.C., disponiamo di un’unica fonte, cioè la Bibliotheca historica dell’agirino Diodoro Siculo. Pochissime informazioni e una certezza riguardo all’operato di Ducezio: la creazione di una syntèleia per fronteggiare la politica espansionistica dei greci di Sicilia e il tentativo di dare vita a un’entità politico-militare che fosse in grado di rivaleggiare con Agrigento e Siracusa.
Ducezio, l’utopia. Sul perché il protagonista del libro rappresenti un’utopia, lo ha chiarito lo stesso Miccichè: <<Quella di Ducezio è una figura utopica perché lui ha voluto costruire qualcosa che in realtà non poteva essere realizzato, cioè ha voluto sfidare due potenze, Siracusa e Agrigento, che avevano potenzialità militari ed economiche nettamente superiori. A mio avviso, Ducezio è la punta dell’iceberg di un’aristocrazia sicula che doveva necessariamente trovare uno spazio molto più ampio di quello che aveva, a discapito degli interessi di Siracusa e Agrigento>>.
L’importanza del passato per guardare con più consapevolezza al futuro. Come ha scritto Cicerone: <<La storia in verità è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità>>.
