Una splendida giornata ha incorniciato l’inizio del ministero petrino di Papa Leone XIV, la cui prima omelia è stata caratterizzata da alcune parole chiave, che rendono manifesta la luminosa continuità con Papa Francesco: amore, unità, riconciliazione. Con un invito esplicito alla Chiesa, affinché si faccia <<lievito di concordia per l’umanità>>. Parole come semi preziosi, quelle del nuovo pontefice, accompagnate da una comunicazione non verbale coerente e connotata da una costante e sincera apertura.
L’omelia è iniziata con il ricordo di chi lo ha preceduto: quel meraviglioso dono che per la Chiesa è stato Papa Francesco, accompagnato dai fedeli fino al suo ultimo viaggio, fino a diventare solo Franciscus. <<In questi ultimi giorni – ha esordito Papa Leone – abbiamo vissuto un tempo particolarmente intenso. La morte di Papa Francesco ha riempito di tristezza il nostro cuore e, in quelle ore difficili, ci siamo sentiti come quelle folle di cui il Vangelo dice che erano “come pecore senza pastore” (Mt 9,36). Proprio nel giorno di Pasqua abbiamo ricevuto la sua ultima benedizione e, nella luce della Risurrezione, abbiamo affrontato questo momento nella certezza che il Signore non abbandona mai il suo popolo, lo raduna quando è disperso e “lo custodisce come un pastore il suo gregge” (Ger 31,10). In questo spirito di fede, il Collegio dei Cardinali si è riunito per il Conclave; arrivando da storie e strade diverse, abbiamo posto nelle mani di Dio il desiderio di eleggere il nuovo successore di Pietro, il Vescovo di Roma, un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi. Accompagnati dalla vostra preghiera, abbiamo avvertito l’opera dello Spirito Santo, che ha saputo accordare i diversi strumenti musicali, facendo vibrare le corde del nostro cuore in un’unica melodia>>.
Poi l’invito concreto del Papa a guardare a Cristo e alla sua Parola, che illumina e consola:<<Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia. Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù (…) Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato. In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità. Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace>>.
Farsi uno con Cristo, come recita il motto scelto da Papa Leone XIV per il suo stemma: In Illo uno unum, riflessione di matrice agostiniana assurta a dichiarazione d’intenti.
