“Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”. Tra i tanti modi di dire che hanno come protagonisti gli orsi, questo è paradigmatico poiché (al netto del significato letterale) prende le mosse dal punto di vista del cacciatore e mostra l’ambiguità della dinamica vittima-carnefice, che può essere molto diversa da come appare. L’orso è una minaccia per le persone o le persone (alcune, almeno) sono una minaccia per gli orsi? In Trentino Alto Adige il dilemma ha assunto connotati importanti, anche a fronte dei controversi fatti di cronaca e di una sovraesposizione mediatica che ha dei pro e dei contro.
In questa splendida regione, infatti, da tempo si consuma una guerra combattuta dai cacciatori a colpi di fucile e dagli animalisti a colpi di ricorsi giudiziari. L’associazione Bears and Others, che si occupa di tutela della fauna selvatica, promuovendo al contempo le buone pratiche della civile convivenza tra animali ed esseri umani, ha lanciato una petizione indirizzata al Parlamento europeo, per chiedere alla politica sovranazionale di proteggere gli orsi e i lupi, anche questi ultimi rientranti, a pieno titolo, nella già colma categoria degli oppressi.
In Trentino, secondo i promotori della petizione, si è venuta a creare una percezione di pericolo superiore alla realtà: è quindi necessario attuare buone pratiche di convivenza tra uomini e animali, anziché ricorrere a metodi drastici. <<Sembra che la cittadinanza di queste valli – scrive l’associazione Bears and Others – incontri gli orsi dietro ogni angolo, dietro ogni via di ogni centro abitato. Ma viene nascosto che, in queste valli, le pratiche di convivenza seria non si attuano; infatti i cacciatori continuano a predisporre mangiatoie di foraggiamento per la selvaggina vicino ai centri abitati, ma questo attira anche gli orsi, nonostante una legge provinciale affermi che sarebbe vietato posizionare mangiatoie di foraggiamento in luoghi di presenza dell’orso; non esiste ancora una politica di investimenti seri per la messa in opera di bidoni del rifiuto organico anti orso e questo attira gli stessi nei centri abitati, alla ricerca di cibo facile; molti allevatori di montagna, che si lamentano della presenza degli orsi, non mettono in atto strategie di prevenzione, come barriere elettrificate, intensificazione della presenza di pastori in quota, uso di cani da guardiania; eppure ci sono contributi economici sostanziosi e a fondo perduto per queste precauzioni, ma si rifiutano solo perché non vogliono cambiare abitudini secolari e tradizionali>>.
L’associazione rivolge quindi un appello a chi detiene il potere decisionale in Europa: <<Chiediamo al parlamento europeo di intimare alla provincia di Trento e all’Italia di provvedere all’attuazione rapida di politiche serie di prevenzione e di informazione; chiediamo che la tutela dell’orso e del lupo rimanga inalterata e costante, così come attualmente in essere grazie alle normative europee vigenti; chiediamo che non si dia ascolto alle sollecitazioni di liberalizzazione della possibilità di abbattimenti facili di questi animali, richiesti senza alcun senso da chi non ha messo in campo nessuna strategia seria per prevenire predazioni e per informare seriamente la cittadinanza, che invece viene spinta da una corrente di odio assurdo contro questi animali selvatici>>.
Alzarsi in piedi, manifestare il proprio dissenso: un atto importantissimo non solo dal punto di vista politico ma anche psicologico. C’è una frase di Elie Wiesel che rende bene l’importanza di non restare in silenzio:<<Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato>>. Gli amici animali non possono parlare. Noi sì.
