La luce dopo il buio pesto. La storia di Mario, svenuto per la fame in centro a Roma e “salvato” dalla Polizia locale e dai coniugi Lotito

Se fosse una fiaba, la storia che stiamo per raccontarvi potrebbe iniziare con il classico “C’era una volta un uomo onesto che un bel giorno si trovò a combattere con un mostro spaventoso”. Nella vicenda reale, che si è consumata pochissimi giorni fa, l’uomo onesto esiste davvero e il mostro spaventoso è rappresentato dalla perdita improvvisa del lavoro, quindi dello stipendio e, in un perverso effetto domino, pure della dignità. Siamo a Roma: qui vive Mario (nome di fantasia) insieme alla sua compagna e al figlio di dodici anni. La vita di Mario, sessantenne, scorre tranquilla; l’uomo lavora stabilmente per una ditta che si occupa di ristrutturazioni.

Poi, in un freddo giorno di febbraio, il mostro spaventoso delle fiabe bussa alla sua vita e si presenta sotto la proditoria forma del licenziamento improvviso. E’ il primo passo verso il baratro, un abisso oscuro in cui l’uomo precipita, provando dapprima ad aggrapparsi a qualunque asperità del terreno per non andare ancora più a fondo. Parte subito la ricerca di un altro lavoro, cercando intanto di sopravvivere con i pochi soldi rimasti per non far mancare nulla alla sua famiglia. Mario bussa a una quantità infinita di porte in cerca di lavoro e intanto mangia sempre meno, per non intaccare il poco cibo rimasto alla sua famiglia. I no si susseguono uno dopo l’altro, in una progressione snervante e dolorosa. Come se non bastasse, arrivano anche alcune bollette salate che l’uomo non sa davvero come pagare.

Passano i mesi, arriviamo ai primi di ottobre, mese solitamente splendido per chi vive nella Capitale: le famose ottobrate romane sono una meraviglia, grazie al tepore del clima e alla bellezza dei colori e dei profumi della città… Mario, e quelli come lui, non hanno purtroppo accesso a tutto questo, perché gli stenti e le preoccupazioni sono come occhiali scurissimi, che impediscono di vedere persino la grande bellezza che ti circonda. Il giorno in cui il destino finalmente mostra la luce in fondo al tunnel, Mario sale sul treno della linea Roma-Viterbo in direzione del quartiere Prati, pieno di eleganti uffici e negozi di ogni tipo: lì, pensa, sarà più semplice trovare un qualunque lavoro che gli restituisca serenità e dignità. Accade però che il suo corpo, fiaccato dallo stress e dal digiuno, si lasci andare privo di forze. Mario cade a terra svenuto su un marciapiede di piazza delle Cinque Giornate. Al quotidiano Il Messaggero l’uomo racconta: <<Da tre giorni non mangiavo, erano finiti i risparmi, qualunque cosa riuscissi a racimolare era per la mia famiglia: bevevo solo acqua, ho tentato anche di farmi ricoverare in ospedale per avere un pasto, ma le analisi andavano bene e mi hanno mandato via. Sapevo che prima o poi non ce l’avrei fatta, ma ho continuato, fino alla stremo, a bussare a negozi di alimentari, forni, tintorie, bar, per chiedere se servisse una mano per le consegne>>.

Premio Nathan Polizia Roma Capitale
Il conferimento del Premio Nathan (foto ufficio stampa Polizia Roma Capitale)

Per fortuna, come in ogni fiaba che si rispetti, alla fine giunge in soccorso qualcuno che spariglia le carte di un destino che pare segnato e rovescia magicamente il finale. In quel momento passano di là alcuni agenti della Polizia municipale del Gruppo I Roma Prati: gli agenti lo aiutano a rialzarsi e ascoltano la sua storia; a loro Mario racconta tutto, anche che non mangia da tre giorni e che per rimediare un pasto caldo aveva persino provato a farsi ricoverare in ospedale. La polizia locale lo conforta, gli fornisce un telefono per restare in contatto con lui e provvede, tramite una colletta solidale, a fargli una grossa spesa di generi alimentari. La fiaba, insomma, inizia a girare per il verso giusto. Per questo intervento connotato da particolare umanità, agli agenti è stato conferito il Premio Ernesto Nathan per la solidarietà (nella foto, un momento della premiazione).

Ma il bello deve ancora arrivare: Cristina Mezzaroma, moglie del presidente della Lazio Claudio Lotito nonché presidente della Fondazione Ss. Lazio 1900, domenica 6 ottobre mentre fa colazione sfoglia il quotidiano Il Messaggero e si imbatte nell’articolo che racconta del povero Mario. Intervenuta ai microfoni di Radio Laziale, Mezzaroma spiega: <<A Roma in una metropoli, città famosa in tutto il mondo, una persona sviene perché non mangia e perché anche comprarsi un panino toglie soldi alla propria famiglia. C’è chi sviene per la fame e chi invece va dal dietologo, questa è un’altra riflessione che ho fatto e che mi ha fatto stringere lo stomaco. Non mi ricordo se era sabato o domenica quando è successo, ma questa cosa mi era rimasta nel cervello>>. Cristina Mezzaroma non perde tempo e contatta la redazione del quotidiano, attivando contestualmente la rete societaria facente capo alla Lazio. Una sinergia proficua, che nel volgere di poche ore aggiusta la traiettoria di vita di un uomo e della sua famiglia. Questo coraggioso sessantenne, dopo tante porte chiuse in faccia, ha finalmente un lavoro alle dipendenze della Lazio che gli permetterà di mantenere se stesso e la sua famiglia, con serena dignità. <<Ora – conclude Mezzaroma – “Mario” lavorerà nella holding di mio marito, gli verranno consegnate le divise e giocherà la sua partita. Non credo di aver fatto una cosa enorme, ma una cosa normale che tante persone fanno tutti i giorni>>. 

Le cadute, il buio, le risalite. I cattivi che rovinano vite con noncuranza e i buoni che le aggiustano senza giri di parole ma con poche azioni mirate e generose. Abbiamo ancora speranza: il senso di umanità non è sparito. Come è scritto nel Talmud: <<Chi salva una vita salva il mondo intero>>.

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