A Genova c’è la “pizza sospesa”, conforto gustoso contro la povertà e la solitudine

In principio fu Napoli, con la meravigliosa usanza del caffè sospeso per chi non se lo può permettere. Proprio sulla scorta dell’usanza partenopea, a Genova è sorta una splendida realtà: si tratta de La locanda degli Angeli, che propone la pizza sospesa per le tante persone che si trovano in difficoltà. Promossa da Opera Don Guanella, attraverso la cooperativa sociale agricola Pane e Signore, questa speciale locanda ha la missione di promuovere la formazione e l’inserimento lavorativo dei giovani, specie di quelli che vivono in condizioni di disagio. Così il grande forno al centro della cucina compie ogni giorno un piccolo miracolo, creando un nuovo futuro per chi prepara le pizze e donando un gustoso sollievo a chi quelle pizze non se le può permettere. Qui ogni settimana trenta pizze sospese vengono destinate a chi vive un momento di difficoltà.

Locanda degli Angeli - Genova
Un momento dell’inaugurazione

Don Nando, sacerdote guanelliano, in occasione dell’inaugurazione della locanda degli Angeli, lo scorso dicembre, ha spiegato:<<Tutti gli avventori della locanda potranno partecipare alla raccolta per la “pizza sospesa”: il prezzo del coperto comprende 50 centesimi che verranno devoluti alla produzione e alla distribuzione di pizze per le persone più fragili della nostra città in collaborazione con la Caritas Diocesana.  Inoltre, grazie alla Fondazione Arca, sarà già possibile erogare 500 pasti ad altrettante persone o famiglie in condizioni di estrema povertà e solitudine. Completano questo progetto altre due iniziative interessanti: la prima è la realizzazione di un orto sinergico nel cortile interno della locanda totalmente riqualificato e destinato ad ospitare piante officinali e aromatiche, ortaggi e altri prodotti biologici e a chilometro zero, direttamente utilizzati nella produzione dei pasti e delle pizze; la seconda è l’attivazione di un alloggio di emergenza destinato a famiglie in condizione di difficoltà e disagio che necessitano di particolare assistenza e protezione per l’accompagnamento all’autonomia>>.

Ci sono cose che diamo per scontate e che tali non sono: per esempio andare a mangiare fuori con amici o familiari, gustando buon cibo e trascorrendo un paio d’ore in allegria. Per tante persone (a volte insospettabili) un pranzo o una cena al ristorante costituiscono un autentico miraggio. E se faticate a immaginare questo, leggete il grande Tiziano Terzani, che di povertà dignitosa se ne intendeva assai. Ne La fine è il mio inizio, uno dei suoi libri più celebri, il giornalista toscano scriveva: <<Per me Firenze era un posto lontano. Ci andavo una volta ogni tanto con mio padre e mia madre, la domenica (…) Andavo a guardare i ricchi che mangiavano il gelato. Questa è una delle cose che mi ricorderò per tutta la vita (…) In piazza della Repubblica c’era un grande ristorante, Paszkowski, che aveva i tavoli fuori, come ancora oggi, e attorno a questi tavoli c’era una siepe di bossolo messo in delle grandi casse per proteggere i clienti. E a me i miei genitori permettevano di sbirciare attraverso la siepe di bossolo per vedere i signori che mangiavano il gelato. Ora, voglio dire, noi si partiva da casa per guardare i signori che mangiavano il gelato! Per voi questo è inconcepibile, ma questa è stata la mia infanzia>>. La povertà condiziona, sovverte, sconvolge le vite di chi si trova a fronteggiarla. Fortunatamente ha un’avversaria temibile: la solidarietà.

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