Nell’antica Grecia si usava il termine “kairos” per indicare quel particolare momento in cui qualcosa di importante (finalmente) accade. Il personale kairos di Toto Cutugno si è manifestato nel 1983, al Festival di Sanremo, quando sono partite le prime note de L’italiano. L’abbiamo cantata tutti, i vecchi e i bambini, gli italiani e gli stranieri, gli intonati e quelli vocalmente disgraziati. Con quel suo ritornello seducente e bonario: <<Lasciatemi cantare/Perché ne sono fiero/Sono un italiano/Un italiano vero>>. Quando, nel 1983, Toto Cutugno, nato quarant’anni prima in Toscana e cresciuto in Liguria, ha cantato “L’italiano”, forse non immaginava che quel brano sarebbe diventato l’inno d’Italia ufficioso più ufficiale che ci sia mai stato: cantato da tutti, ovunque, anche e soprattutto nei bagni di tutto il mondo. Perché parliamoci chiaro: un brano è davvero famoso se supera il test della cantata sotto la doccia. E così, chissà quanti italiani hanno impugnato il doccino (che se informalmente è chiamato anche “microfono” un motivo ci sarà…) immaginandosi lì, davanti alla platea sanremese come il mitico Toto in quella prima serata del 1983, quando incantò il pubblico con questa canzone che sa di orgoglio e malinconia.
I dischi di Mozart e di Cutugno. E se il mondo della discografia italiano a tratti ha mostrato di trascurare Toto Cutugno, così non è stato per quello straniero: Toto ha accettato con signorilità gli alti e i bassi della carriera e, munito com’era di intelligenza e grande ironia, su questo ha sempre scherzato andando avanti, rimboccandosi le maniche e scrivendo numerose canzoni per i colleghi francesi, tedeschi e russi, per esempio. E facendo impazzire il pubblico russo con i suoi memorabili concerti. <<L’amore della Russia nei miei confronti – ha raccontato Cutugno nel salotto televisivo di Fabio Fazio – deriva dal fatto che ho scritto dei brani anche per famosissimi cantanti russi, quindi mi hanno invitato a fare tre giorni di televisione, sul primo canale, con venticinque artisti russi che cantavano le mie canzoni>>. Un amore, quello della Russia nei confronti di Cutugno, che ha avuto persino risvolti didattici, con i libri per imparare l’italiano che invece delle solite frasi del famigerato Mario Rossi che va a comprare il classico chilo di mele, riportano frasi come <<Mio fratello è uno tra i più grandi ammiratori di Toto Cutugno>> e <<Io ho molti dischi di Mozart ma nessuno di Toto Cutugno, perché preferisco la musica classica a quella leggera>>.
Toto secondo Pippo. Il 22 agosto 2023 Toto Cutugno ci ha lasciati, e forse solo in quel momento ci siamo tutti resi conto che con lui se ne andava un vero signore, capace di attraversare la vita con impegno e garbo, senza mai lasciarsi abbattere dalle onde di un mare che a tratti si è fatto per lui molto mosso. E Toto ha continuato il suo cammino, sempre cantando, sempre sorridendo, fino all’ultimo. Toto il buono e malinconico, come ha raccontato l’anno scorso Pippo Baudo:<<Toto Cutugno era una persona buona. Sembrava scontroso, invece era chiuso perché era malinconico e non triste. A quel Festival di Sanremo del 1983 capii subito che “L’italiano” sarebbe diventato un successo internazionale>>. E ora che questo bravo cantautore non c’è più, lasciateci cantare tutti quanti, con la chitarra in mano, lasciateci cantare una canzone piano piano.
