Nanni Moretti: i 40 anni di “Bianca”, il restauro di “Ecce bombo”, l’importanza delle parole (e della Sacher)

<<Hai troppo sole? Poco sole? Cos’è che vuoi? Più acqua, meno acqua? Perché non parli? Rispondi!>>. Una terrazza romana e uno spilungone nevrotico, con un annaffiatoio verde in mano, intento a parlare con una pianta secca. Nanni Moretti è tutto in questa scena di Bianca, uno dei suoi capolavori che quest’anno compie quarant’anni. Il 19 agosto il regista romano ha compiuto 71 anni e per l’occasione è giunta una notizia, ghiotta quanto basta, per i cinefili di mezzo mondo: Ecce bombo, pellicola giovanile morettiana, è stata restaurata con un lavoro certosino che porta la firma del Centro Sperimentale di Cinematografia. Il fotogramma è stato riportato ai colori originali e l’inquadratura è stata riprodotta nelle esatte dimensioni decise quarant’anni or sono da Moretti e che erano state modificate in virtù del passaggio dal 16 mm al 35 mm. Così, forte del restauro, Ecce bombo sarà protagonista di un’anteprima mondiale all’81esima edizione del Festival del Cinema di Venezia, in programma dal 28 agosto al 7 settembre. 

Giovanni detto Nanni. Decenni di vita sociale, di capriole e mutamenti raccontati attraverso i suoi film, ecco il merito di Giovanni detto Nanni, nato per caso (i genitori erano lì in villeggiatura) a Brunico ma equipaggiato con dna romano. Ecce bombo, Bianca, Sogni d’oro, Palombella rossa, La stanza del figlio, Habemus Papam, etc.: un elenco lungo di titoli che racchiudono universi intimi, avamposti linguistici che corrono lungo binari inaspettati. I detrattori sostengono che nel cinema di Moretti c’è troppo Moretti. Al contrario chi lo ama sostiene l’opposto: la delizia dei film di Moretti sta proprio in quel suo essere perennemente presente, anche quando è fuori dall’inquadratura, anche quando non è proprio contemplato. In Moretti spicca la capacità artigianale di ispezionare nel dettaglio certe nevrosi proprio perché sono le sue. E sono pure le nostre. 

La Sacher. Seduto a capotavola in una casa che non è la sua, con persone estranee che lo assecondano stranite, Michele Apicella spiega la vita a suon di metafore:<<Il Mont Blanc non è come un cannolo alla siciliana, che ha tutto dentro: come uno zaino, lei se lo porta appresso per un mese e sta sicuro. Il Mont Blanc si regge su un equilibrio delicato: non è come la Sacher Torte. Lei non ha mai assaggiato la Sacher Torte? Ecco, continuiamo così: facciamoci del male!>>. Parla di dolci il protagonista di Bianca, ma in realtà parla d’altro: equilibri emotivi e sociali pronti a sgretolarsi da un secondo all’altro, un nichilismo che si nutre di aperture gaudenti e chiusure dolorose, ossessioni che sfociano in azioni delittuose. Sullo sfondo, Roma e la sua bellezza imperiosa, i vizi e le virtù, i monumenti, le case e le strade lungo le quali corre iconica la Vespa di Caro Diario. E la domanda che abbiamo imparato a farci, influenzati, più o meno consapevolmente, dall’italica rappresentazione morettiana:<<Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?>>

<<Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!>>. 

(Nanni Moretti) 

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