L’omaggio di Trastevere a Gabriella Ferri, “core de Roma”

A Trastevere in questi giorni si respira un’aria friccicarella, tipica dei giorni di festa, e non a caso: fino al 31 luglio è in corso la Festa de’ Noantri, appuntamento imperdibile dell’estate trasteverina dedicato alla Madonna del Carmine, detta anche Madonna Fiumarola, a cui gli abitanti del rione sono legatissimi. Quest’anno l’evento sarà  l’occasione per ricordare la voce di Roma, l’indimenticabile Gabriella Ferri, a vent’anni dalla morte.  Sabato 27 luglio, alle 21.30, piazza di Santa Maria in Trastevere sarà il sontuoso sfondo dello spettacolo dal titolo Gabriella l’urtima ciumachella, spettacolo musicale di Roberta Beba Albanesi con la presentazione di Francesco Saverio Fiorini.

Gabriella e Maria Teresa, testaccine orgogliose. Vent’anni senza la voce inconfondibile di Gabriella Ferri, morta nell’aprile 2004, interprete iconica di un’umanità variegata, allegra e sofferente, appassionata e dolente. Gabriella, narratrice in musica di Nannarella e di quella “Roma nostra piena de bontà”. Maria Teresa, sorella maggiore di Gabriella, ha raccontato quest’artista splendida ai microfoni di Tv2000: <<Io ricordo addirittura il primo vagito di Gabriella, mi è rimasto come un flash con questa vocetta sua, stupenda. Lei era di una bellezza straordinaria, io ero dietro le quinte ma sempre vicino a lei. Papà Vittorio era un uomo un po’ particolare, aveva un modo di vivere la sua vita tutto suo personale; la sua vena poetica è arrivata un po’ tardi, poco prima che Gabriella partecipasse al Festival di Sanremo del 1969. Invece nostra madre era una principessa, una donna di famiglia benestante che parlava in perfetto italiano al contrario di me e di mia sorella. Lei ha fatto tanti sacrifici per noi nell’infanzia perché dopo la guerra i tempi erano duri: nostra madre era una bravissima sarta, cuciva e lavorava tutta la settimana mentre nostro padre girovagava un po’ per il mondo. Papà suonava la fisarmonica, mamma suonava il mandolino. Noi siamo nate e cresciute a Testaccio, un quartiere simbolo della romanità. La nostra è stata un’infanzia stupenda, felice. Un bel giorno Gabriella venne in possesso di una chitarra, iniziò a strimpellare e a cantare. Quando ha avuto l’exploit, per noi è stata una grande soddisfazione, che ci ripagava di tante cose>>.  

La fede, àncora di salvezza. La vita di Gabriella Ferri è stata in gioventù funestata da un brutto incidente che ha dimostrato la forza della fede e la speciale protezione accordata dalla Madonna del Divino Amore nei confronti di questa promessa della musica. Racconta ancora Maria Teresa: <<Gabriella frequentava la quarta elementare: ogni domenica un nostro caro cugino ci portava a trovarlo nella sua casa di campagna; una domenica portava me, un’altra portava Gabriella. In una di queste occasioni lui, la sua fidanzata e mia sorella ebbero un brutto incidente in moto. Gabriella venne ricoverata al San Camillo e rischiava l’amputazione della gamba. Mamma aveva una sorella, madre superiora in un istituto di suore salesiane di Don Bosco: proprio questa zia  organizzò un pellegrinaggio al Santuario del Divino Amore con le bambine della scuola interna all’istituto, compagne di scuola di Gabriella, per chiedere che non le venisse amputata la gamba. Io ero in prima fila con mia zia, arrivammo al Divino Amore all’alba e mia zia mi disse: “Adesso ascoltiamo la messa e vedrai che quando torniamo avremo buone notizie”. In effetti le buone notizie arrivarono: il professor Santoro, che allora era chirurgo di quel padiglione, chiamò i nostri genitori e disse loro: “Rallegramenti, non abbiamo più bisogno di amputare la gamba”. All’epoca questa notizia uscì su tutti i giornali. Dopo undici mesi Gabriella tornò a casa: a causa dello shock, una volta cresciuta, non volle mettersi al volante. Avendo perso anni di scuola, decise di mettersi a studiare da autodidatta, cosa che fece con ottimi risultati perché aveva un’intelligenza veramente grande>>. 

Dove sta Zazà? Stregato dall’interpretazione di Dove sta Zazà, con una Gabriella Ferri in frac con tanto di bombetta sulla testa, Federico Fellini la definì <<un pagliaccio di razza>>. Gabriella, il talento e la romanità, l’amore e l’inquietudine. E quella morte avvenuta vent’anni fa, ancora tenacemente avvolta dal mistero. L’artista simbolo di Roma riposa al cimitero del Verano. Sulla lapide una frase voluta dal marito Seva Borzak: <<Di notte i tuoi occhi brillavano più forte della luce del giorno, il tuo amore riscaldava più del sole>>. Gabriella Ferri ha narrato in musica la sua città con rara intensità e con un amore ricambiato che non accenna a diminuire. Come cantava lei: <<Lassatece passa’… semo romani, de li giardini semo li mejo fiori>>. Gabriella, core de Roma. 

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