“La porta dell’inferno”: in un docufilm l’estremo coraggio e la dignità dei minatori siciliani

<<Il futuro di figli e nipoti si costruisce anche con le schiene doloranti per anni di fatica e con i sacrifici nascosti di genitori e nonni, nel cui abbraccio c’è il dono silenzioso e discreto del lavoro di una vita intera>>. In questa frase di Papa Francesco è racchiusa una verità che vale per tantissime famiglie e specialmente per quelle dei minatori, i cui figli e nipoti sanno bene quali pesi abbiano dovuto portare (letteralmente) sulle spalle i loro amati padri e nonni.

Da New York ad Agira. Il 23 giugno al Cinema Marconi di Agira la proiezione del docufilm dal titolo “La porta dell’inferno”, realizzato da uno di questi nipoti, l’attore e regista italoamericano Michael Cavalieri. Nel corso della proiezione – promossa dalla Pro Loco in sinergia con il Comune – gli spettatori si sono trovati di fronte a tutta la durezza di una vita trascorsa a centinaia di metri sotto terra, in pessime condizioni di lavoro. Eppure, ascoltando le storie dei protagonisti del documentario, accanto al dolore procede di pari passo una bellezza antica e attuale: quella della dignità di chi, spezzandosi la schiena, ha mantenuto intere famiglie, costruito una propria casa, garantito condizioni di vita migliori alle generazioni venute dopo. Racconti di famiglia che diventano storie di intere comunità, scrigni da preservare e raccontare con il rispetto dovuto e al riparo da qualsiasi forma di retorica. 

Il sindaco Maria Greco e il regista Michael Cavalieri con uno dei protagonisti del docufilm

Un lungo applauso ha accompagnato la fine del documentario. Michael Cavalieri ha ringraziato tutti e ha poi spiegato:<<E’ molto importante mostrare questo documentario nelle scuole, per l’alto valore educativo. In America ha già fatto un tour ed è stato davvero molto apprezzato. Prossimamente inizierò un nuovo progetto cinematografico qui in Sicilia: chi vuole unirsi, contribuire e finanziare ma anche chi vuole dare un aiuto non economico è ben accetto>>.

I carusi, piccoli schiavi. Un dramma, quello del lavoro in miniera, che non ha risparmiato i bambini, le cui vite sono state per lunghissimo tempo inghiottite dalle miniere in un’epoca priva di cornici giuridiche in grado di tutelarli, come ha sottolineato il sindaco di Agira, Maria Greco: <<Voglio ringraziare Michael per avere rappresentato una triste realtà della nostra terra. Questa sera abbiamo avuto testimonianze vive rispetto alla dura vita nelle miniere. Non c’era una legislazione sociale che tutelasse il lavoro nelle miniere, non c’era una legislazione che tutelasse i bambini. Nel film, a mio parere, ciò che tocca maggiormente sono proprio i “carusi”, che abbiamo visto rappresentati mentre lavorano portando pesi enormi che comportavano poi delle deformazioni fisiche. Quella degli zolfatai era una condizione davvero molto difficile e nonostante tutto hanno avuto il coraggio di non andare via, di restare qua, di mantenere le famiglie, di creare in qualche modo un’economia, per quanto grama, in questa nostra realtà>>. 

Michael Cavalieri e Beppe Manno

Il cinema del reale. Guardare insieme un documentario arricchisce due volte, per le conoscenze acquisite e  perché così si consolida il senso di appartenenza alla comunità, come ha chiarito Beppe Manno, esperto di cinema e direttore della Rassegna itinerante del cinema d’autore e documentari: <<Stasera abbiamo avuto l’occasione di vedere un documentario, il cinema del reale, che ci interessa in modo particolare perché girato anche ad Agira con attori che, di fatto, sono stati i lavoratori di queste miniere. Abbiamo avuto l’occasione di scoprire una perla, che dovrebbe essere trasmessa anche sulle reti Rai perché di interesse culturale e perché riveste uno specifico ruolo di crescita per i ragazzi. Abbiamo potuto lasciare le nostre case e le nostre poltrone, i computer e i cellulari, e stare insieme agli altri, fare comunità>>.      

Sicilia, terra di supereroi. La bellezza e la dignità di queste storie e, sullo sfondo, la provincia di Enna, un’area della Sicilia bella e martoriata, da sempre vittima di una narrazione che vede la Sicilia come fanalino di coda d’Italia e la provincia di Enna come eterna cenerentola di Sicilia: come se le impietose statistiche su occupazione e qualità della vita fossero condanne imperiture, sentenze inappellabili. Come se le persone fossero solo numeri, come se in questi paesi non ci fosse spazio per la ricchezza, in qualunque accezione la si intenda. Invece uno spazio di ricchezza qui c’è, eccome, e “La porta dell’inferno” lo dimostra con chiarezza adamantina: la provincia di Enna è portatrice di una ricchezza umana, storica e culturale tutta da vivere e da raccontare. Questo, in sostanza, ha fatto Michael Cavalieri: narrare quest’angolo di Sicilia a partire da una diversa prospettiva, quella delle radici. Uno sguardo attento e delicato che parte dal buio, da centinaia di metri sottoterra. Da questi abissi spettrali e inquietanti emerge, dirompente, lo splendore di una terra e di una popolazione che si riflette nei sorrisi e negli sguardi carichi di bontà e dignità dei protagonisti del docufilm: i minatori, quelli che Cavalieri chiama supereroi e che tali sono realmente. In quale altro modo definireste uomini capaci di sopportare un’intera vita lavorativa vissuta sottoterra, in mezzo a disagi di ogni genere, eppure capaci di mantenere intatto uno sguardo di speranza e bontà verso la vita e il mondo?   

<<Quando la prima stella brilla,
il minatore con la faccia nera
esce stanco dalla miniera.
Come la sua vita è dura:
non vede la primavera,
non ode il vento fischiare,
non vede l’onda del mare>>.
(Mario Lodi)

 

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