Dici Raffaella e subito viene in mente un caschetto biondo che incornicia un viso che trasuda bellezza, talento e umanità. La regina della televisione italiana se n’è andata il 5 luglio 2021, lasciandoci un bagaglio enorme di ricordi televisivi e radiofonici, scrigno imperituro di professionalità, bussola per le nuove generazioni, conforto per chi ha avuto il privilegio di apprezzarla in tv.
Sabato 25 maggio la Rai celebrerà la regina della televisione italiana con un documentario dal titolo “La nostra Raffaella”: un viaggio all’interno di una carriera straordinaria, protagonista una ragazza arrivata a Roma da Bologna e destinata a rivoluzionare la televisione, lasciando un’impronta indelebile. Conduttrice, cantante, attrice, ballerina. Sempre perfetta in tutte le versioni. E poliglotta, pure. Raffaella parlava fluentemente inglese, francese e spagnolo. Memorabile la sua ospitata al David Letterman Show, nel 1986: Raffaella, con un inglese perfetto, rilascia un’intervista spassosa, dimostrando di essere una fuoriclasse in grado di cavarsela in ogni contesto.
Raffaella, talento e disciplina. Raffaella Carrà era talento intriso di rigorosa disciplina, a dimostrazione del fatto che dietro il vero successo ci sono lavoro e fatica. Niente scorciatoie. Grazie al suo impegno, la Carrà diventa una numero uno assoluta non solo in Italia ma anche in Spagna e in Sud America. Nel 1976 arriva a Madrid e conquista il pubblico spagnolo, portando una ventata di freschezza: qui conduce, tra gli altri, il programma cult “¡Hola Raffaella!”. L’amore degli spagnoli verso la nostra diva è tale che, ad un anno dalla morte, Madrid ha inaugurato “Plaza Raffaella Carrà” nel centralissimo quartiere Malasaña, cuore della movida madrilena. Ardua impresa menzionare tutti i programmi targati Carrà. Solo per citarne alcuni: Io, Agata e tu, Canzonissima, Milleluci, Ma che sera, Millemilioni, Fantastico 3, Pronto… Raffaella? Domenica in, Fantastico, Carramba che sorpresa, Festival di Sanremo, etc.
Il bene fatto in silenzio. Un aspetto collaterale ma importante della sua vita è stata la generosità con cui ha aiutato le persone bisognose, sempre mantenendo la più rigorosa riservatezza al riguardo. Il vero bene si fa in silenzio. E lei, di bene, ne ha fatto tantissimo. Roberto Cerulli, a capo della Confraternita di Misericordia di Santo Stefano, ha recentemente rivelato aspetti mai resi noti riguardanti l’attività benefica della conduttrice. Nel 2012, dopo il naufragio della Costa Concordia, Raffaella Carrà telefonò alla famiglia di una delle vittime. Racconta Cerulli: <<Raffaella mi consegnò un assegno per il familiare di un disperso. E lo volle fare tramite la nostra associazione per non apparire, ci chiese di mantenere il riserbo. Rimasi ammirato da questo gesto. Quando mi prodigai per consegnare questo assegno, la mettemmo in contatto con questo ragazzo e lei, al telefono, cercò di incoraggiarlo ad andare avanti nonostante la perdita del familiare>>.
Nel 2009, dopo il terremoto che sconvolse L’Aquila, Raffaella contattò nuovamente l’associazione toscana per aiutare i bambini. Racconta ancora Cerulli: <<Ricordo che svuotò una cartolibreria di Porto Santo Stefano e ci portò zaini, quaderni, penne, matite a colori… Organizzammo subito una spedizione con un nostro furgone, anche lì ho potuto toccare con mano la sua sensibilità verso le situazioni di sofferenza e di emergenza>>. Durante la pandemia da Covid, la Carrà donò due costose apparecchiature salvavita all’Ospedale di Grosseto. Inoltre, grazie al programma intitolato Amore, fece adottare oltre 150mila bambini a distanza. Una diva dal cuore d’oro.

Gianni e Sergio, compagni di vita e di lavoro. Sono stati due gli uomini della vita di Raffaella Carrà: Gianni Boncompagni e Sergio Japino. Entrambi accomunati dall’essere rimasti accanto a Raffaella anche una volta terminata la relazione sentimentale. E Barbara Boncompagni, figlia del mitico Gianni, cresciuta a pane e televisione, ha ricordato Raffaella nel salotto televisivo di Serena Bortone: <<Era una persona molto pragmatica, per cui quando avevo dei problemi andavo da lei: era molto brava a trovare delle soluzioni. Raffaella mi ha insegnato il rigore nel lavoro e nella vita, la disciplina: lei era una “generalessa”, prima di tutto di se stessa, e per lei doveva essere sempre così con tutti. Lei diceva: “Qualunque cosa tu debba fare, l’importante è farla al massimo”. Questo era il suo standard. Lei conosceva bene papà, quindi mi ha aiutata quando ho avuto delle frizioni con lui, a volte lo sgridava… Poi era una persona riservatissima e aveva lo stesso mio spirito: era una combattente. La cosa più bella di Raffaella, a parte l’umiltà, era che lei non giudicava mai nessuno. Quando c’era qualcuno, anche del nostro ambiente, che magari faceva una cosa che in me suscitava giudizio, lei mi diceva: “Guarda, ci sarà un motivo”. Cercava sempre di capire i motivi nascosti dietro ogni azione. E per una star questa, secondo me, era una rarità. La sua malattia è stata una cosa tosta, non ero preparata. Anche in quel caso ha voluto gestire tutto da sola, in maniera riservatissima: io ho capito e ho rispettato la sua scelta>>.
Vogliamo ricordare Raffaella Carrà con le parole pronunciate alla sua morte da Sergio Japino, che le è rimasto accanto fino all’ultimo: <<E’ andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre>>.
<<Sono contenta di non essermi montata la testa,
Raffaella Carrà
ho molta autoironia.
Bisogna essere sereni con se stessi
per fare questo lavoro>>.
