La mattina del 12 maggio 1995 la ricordiamo in tanti: il telegiornale delle 7.30 diede la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire. Mia Martini non c’era più. L’avevano trovata senza vita nella sua casa di Cardano al Campo, in provincia di Varese. Era morta da sola, Mimì, sopraffatta dai tormenti di una vita che ne valeva dieci. All’epoca si parlò di arresto cardiocircolatorio, ma i contorni del decesso sono sempre rimasti avvolti da una fitta cortina nebbiogena, la stessa in cui è maturata la cattiveria che ben presto ha condannato questa interprete straordinaria all’isolamento e all’ostracismo.
Mina e Mimì, ammirazione reciproca. La potenza vocale di Mia Martini colpì da subito la numero uno del panorama musicale italiano: Mina, la voce per antonomasia, fu tra le prime a intuire che quella ragazza arrivata dalla Calabria di strada ne avrebbe fatta tantissima. Il vero talento riconosce sempre quello altrui, chi brilla non oscura nessuno. Così proprio l’immensa Mina, chiamata a commentare la prematura scomparsa di Mimì, ha detto:<<Per fortuna il suo talento dolente e intenso è rimasto qui, nei suoi dischi, nelle sue apparizioni televisive. Che cosa ne penso? Mi piace moltissimo, basta sentirla per imparare sempre qualcosa. La precisione, la purezza, l’uso della voce>>. Nel 1973 viene pubblicato Minuetto, singolo scritto da Franco Califano e Dario Baldan Bembo: un brano che si rivelò il più grande successo di quell’anno e il 45 giri più venduto nella carriera di questa artista.
La calunnia, l’arma dei falliti. Quello di Gioachino Rossini, nel Barbiere di Siviglia, è il ritratto chirurgico della dinamica utilizzata per fare fuori chi è più bravo: “La calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile, che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente, incomincia a sussurrar (…) Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia (…) E il meschino, calunniato, avvilito, calpestato, sotto il pubblico flagello per gran sorte va a crepar”. C’è un momento della carriera di Mia Martini in cui qualcosa si spezza per colpa di chi mette in giro ridicole voci sul suo conto, insinuazioni che non vale nemmeno la pena di citare e che chiunque si ritenga dotato di media avvedutezza avrebbe dovuto respingere con forza. Invece, quando Mimì raggiunge l’apice del successo, la calunnia gira di bocca in bocca e colpisce questa grande artista, che in poco tempo si ritrova messa all’angolo.
L’ostracismo dei mediocri. Nell’antica Grecia l’ostracismo era una votazione tramite cocci di terracotta (gli ostraka) usata per esiliare gli strateghi sospettati di eccessive ambizioni, di volersi elevare al di sopra degli altri. Ai giorni nostri, molto più modestamente, l’ostracismo serve a certe figure portatrici di mediocrità per allontanare chi si distingue in positivo. Così è stato per Mia Martini, colpita nella dignità e nell’onorabilità perché dotata di un talento unico. Giova ricordare questo aspetto della vita e carriera di Mimì, perché la dinamica ostracismo-isolamento, figlia della perversa triangolazione invidia-calunnia-eliminazione, si è riproposta anche successivamente a carico di altri talentuosi interpreti della musica italiana. Nel 1989 Mia Martini trova la forza per sfidare a suon di talento l’ostracismo di cui sopra e si presenta al Festival di Sanremo con Almeno tu nell’universo, brano meraviglioso scritto da Bruno Lauzi e da lei interpretato in maniera sublime. A Sanremo Mimì torna nel 1992 e interpreta Gli uomini non cambiano, altro capolavoro che porta la firma di Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani e Giuseppe Dati.

Mimì e l’amore. A metà degli anni Settanta Mia Martini intreccia una relazione sentimentale con Ivano Fossati: un amore durato dieci anni, piuttosto travagliato, che lei stessa definì “un campo minato”; una relazione intrisa di gelosia e competizione che la faceva sentire stretta in una morsa venefica. L’amore in chiave positiva ha avuto invece due volti: quello familiare della sorella Loredana Bertè e quello amicale di Renato Zero. Un trio, quello composto da Mia, Loredana e Renato, che certamente non passava inosservato, come ha raccontato Renato Zero negli anni successivi: <<Eravamo troppo spinti. Mimì con le maxigonne e le bombette, un copricapo che lei e io portavamo regolarmente perché ci piaceva tanto, e Loredana con le minigonne strepitose. E poi io qualche gonna me la sono fatta sfuggire… eravamo un trio tutt’altro che moderato!>>.
A distanza di ventinove anni la stella di Mia Martini continua a brillare, fulgida e inarrivabile. Restano le sue canzoni, tesoro inestimabile, conforto di tantissimi che continuano ad amare la sua voce e quel suo modo di essere, unico e inimitabile. Per sempre Mimì.
<<Il segreto di una grande interprete non è avere una bella voce, l’importante è capire esattamente il senso della gioia o del dolore che stai raccontando, perché nelle canzoni si interpreta sempre un’emozione o una qualsiasi specie d’amore per qualcosa>>.
(Mia Martini)
