Stati Generali della Natalità, il monito di Papa Francesco: “Le madri non siano costrette a scegliere tra lavoro e cura dei figli”

L’arrivo di Papa Francesco sul palco dell’Auditorium della Conciliazione è stato accompagnato da applausi scroscianti e da gioioso entusiasmo. D’altro canto quella del Santo Padre è una presenza fissa da quando, quattro anni fa, gli Stati Generali della Natalità sono stati istituiti con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma Capitale, dell’Istat e del Forum delle associazioni familiari. Un grande evento che ogni anno raduna rappresentanti della politica, del giornalismo, dell’imprenditoria, dello sport e dello spettacolo per affrontare le spinose questioni relative alla denatalità. Cercando soluzioni, insieme. 

Papa Francesco e Gigi De Palo (foto SGdN)

Realismo, lungimiranza, coraggio. Papa Francesco ha dispensato sorrisi e strette di mano, poi ha parlato con la chiarezza adamantina che lo contraddistingue: <<Il nostro esserci non è frutto del caso: Dio ci ha voluti, ha un progetto grande e unico su ciascuno di noi, nessuno escluso. In questa prospettiva è importante incontrarsi e lavorare insieme per promuovere la natalità con realismo, lungimiranza e coraggio. Vorrei riflettere su queste tre parole chiave. Realismo: in passato non sono mancati studi e teorie che mettevano in guardia sul numero degli abitanti della Terra, perché la nascita di troppi bambini avrebbe creato squilibri economici, mancanza di risorse, inquinamento. Mi ha sempre colpito constatare come queste tesi ormai datate e superate da tempo parlassero di esseri umani come se si trattasse di problemi. La vita umana non è un problema, è un dono. E alla base dell’inquinamento e della fame nel mondo non ci sono i bambini che nascono, ma le scelte di chi pensa solo a se stesso, il delirio di un materialismo sfrenato, di un consumismo che come un virus malefico intacca la radice dell’esistenza delle persone e della società. Il problema non è in quanti siamo al mondo, ma che mondo stiamo costruendo. Il numero delle nascite è il primo indicatore della speranza di un popolo. Senza bambini e giovani un Paese perde il suo desiderio di futuro. Lungimiranza: il futuro di figli e nipoti si costruisce anche con le schiene doloranti per anni di fatica e con i sacrifici nascosti di genitori e nonni, nel cui abbraccio c’è il dono silenzioso e discreto del lavoro di una vita intera. E d’altra parte il riconoscimento e la gratitudine verso di loro da parte di chi cresce sono la sana risposta che, come l’acqua unita al cemento, rende solida e forte la società. Coraggio: non rassegniamoci a un copione già scritto da altri, mettiamoci a remare per invertire la rotta, anche a costo di andare controcorrente. E poi non dimenticate i nonni: il futuro lo fanno i giovani e i vecchi, il coraggio e la memoria insieme. I nonni non sono il passato, aiutano il futuro. A livello istituzionale urgono politiche efficaci, scelte coraggiose, concrete e di lungo termine, per seminare oggi affinché i figli possano raccogliere domani. Si tratta di attuare serie ed efficaci scelte in favore della famiglia: porre una madre nella condizione di non dover scegliere tra lavoro e cura dei figli; oppure liberare tante giovani coppie dalla zavorra della precarietà occupazionale e dell’impossibilità di acquistare una casa>>. 

Libertà, concetto cruciale. L’intervento di Papa Francesco è stato preceduto da quello di Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità:<<Noi organizziamo questo evento che è faticosissimo, lo facciamo come mamme e papà o come volontari, e la cosa particolare è che la persona più importante che abbiamo tutte le volte è quella che ci mette più a nostro agio. Santità, grazie davvero: sono qui a ringraziarla per la fiducia perché, con la sua presenza, ci sta dimostrando che cosa vuol dire mettersi in gioco. Che cosa vuol dire essere un leader al servizio del bene comune. C’è una frase famosissima che spesso dimentichiamo: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”. Fanno più rumore le polemiche che il tentativo di costruire un futuro diverso. Fanno più rumore una ventina di contestatori che migliaia di studenti che si sono preparati per mesi e mesi per partecipare a questo evento. Fa più rumore occupare spazi di potere che generare processi e, d’altronde, questo tempo ce lo insegna: fa più rumore la guerra della pace, l’odio dell’amore; ma noi non ci rassegniamo a questa visione del mondo e oggi siamo qui a rilanciare. La nostra missione è provare a far tornare la primavera demografica, non perché siamo preoccupati di chi ci pagherà le pensioni, o chi sosterrà il sistema sanitario nazionale, ma perché vogliamo che i nostri figli siano liberi. Qui non si tratta di convincere i giovani, le coppie, le donne a fare più figli, si tratta di mettere ciascuno nelle condizioni di scegliere liberamente che cosa fare della sua vita. E oggi non è così, perché la nascita di un figlio in Italia è una delle prime cause di povertà, e questo è inammissibile. Per questo motivo una delle parole centrali è “libertà”: è libero di non fare figli chi non li vuole, ma non è libero di fare figli chi li vorrebbe, perché non è messo nelle condizioni di averne>>. 

Cambio di paradigma. Nel corso del forum dedicato alle aziende, la presidente dell’Associazione delle Donne del Credito cooperativo, Teresa Fiordelisi, ha puntato l’accento sulla necessità di modificare lo sguardo collettivo nei confronti di maternità e paternità:<<Dobbiamo includere pienamente le donne nel mondo del lavoro, altrimenti non potremo andare verso uno sviluppo equo e sostenibile del nostro Paese. Occorre anche cambiare il paradigma secondo cui maternità e paternità siano un ostacolo alla crescita professionale: invece aumentano la creatività e la produttività>>. 

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