Venerdì 3 maggio la sontuosa Sala Pio La Torre dell’Assemblea Regionale Siciliana ha ospitato un convegno dedicato alla presentazione del documento dal titolo “Ruolo e potenzialità degli spazi per genitori, bambine e bambini, nell’ambito del sistema dei servizi 0-6: dai Centri Bambini e Famiglie ai Villaggi per Crescere”. Al tavolo dei relatori la deputata regionale Valentina Chinnici, il pediatra Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la Salute del Bambino, la responsabile dell’unità locale Centro per la Salute del Bambino di Palermo Antonella Provenzano e la coordinatrice di “Un Villaggio per Crescere” a Palermo Monica Li Vigni.
L’argomento del convegno è stato introdotto da Provenzano:<<Oggi porremo l’attenzione sui Centri Bambini e Famiglie, che sono concepiti non come sostituzione ma come ampliamento del lavoro dei nidi e, più in generale, dei servizi 0-6. Sul territorio nazionale diverse amministrazioni comunali sono riuscite a metterne in piedi alcuni, però sono sempre troppo pochi. Dalle ultime stime rileviamo che in tutta Italia ce ne sono circa duecento: alcune regioni ne hanno abbastanza, altre invece ne hanno veramente pochi. Le regioni del Sud sono tra quelle che lamentano l’insufficienza di questi servizi. A Palermo c’è lo Spazio 0-3, un Centro Bambini e Famiglie comunale, e poi ce ne sono altri non pubblici ma nati da organizzazioni del terzo settore, come per esempio “Un Villaggio per Crescere”>>.
La genitorialità responsiva. “Un Villaggio per Crescere” ha visto la luce nel 2018, grazie ad un’intuizione del Centro per la Salute del Bambino: facilitare la nascita di reti collaborative tra tutti i servizi dedicati all’infanzia e promuovere una genitorialità responsiva, che sappia cioè cogliere i momenti di attenzione del bambino in modo da rispondere adeguatamente, sollecitando l’attenzione condivisa. La rete riveste un ruolo cruciale in quanto prezioso sostegno alle famiglie e anche al quartiere. Ciascun Villaggio diventa una fucina di creatività e solidarietà in grado di nutrire la rete tra le famiglie, che hanno l’occasione di procedere, giorno dopo giorno, al fianco delle bambine e dei bambini, accompagnandoli nel percorso di crescita.
L’ambiente familiare di apprendimento. L’importanza di supportare la genitorialità è stata evidenziata da Tamburlini (peraltro autore del libro I bambini in testa. Prendersi cura dell’infanzia a partire dalle famiglie):<<L’ambiente familiare è particolarmente importante. Non a caso viene chiamato ambiente familiare di apprendimento, perché nonostante non lo sia esplicitamente – i servizi educativi sono altro – però di fatto il bambino apprende in questo ambiente più di quanto apprenda in altri ambienti specificamente dedicati. In questo contesto avviene quello che noi chiamiamo apprendimento implicito, cioè il bambino, soprattutto nei primissimi mesi e anni, apprende moltissimo da quello che accade intorno a lui, dal modo in cui le persone, gli adulti di riferimento, si relazionano; dai rapporti, da quello che vede intorno, dagli oggetti e dalle routine di casa: tutto questo insegna di fatto al cervello del bambino in formazione più di quanto qualsiasi nido, anche il migliore, possa fare. Questo non significa che i due percorsi siano in contraddizione, anzi significa che dobbiamo metterli insieme. Perché il nido migliore funzionerà ancor meglio se riesce a collegarsi anche con quello che avviene in famiglia e a trasmettere alle famiglie una serie di buone pratiche educative e alcune buone pratiche di tempo di qualità passato assieme che veramente possono fare la differenza. Questa è una dimensione su cui noi insistiamo molto: non solo che ci siano spazi dedicati per genitori e bambini, ma anche che i nidi esistenti si aprano alle famiglie>>.
La genitorialità responsiva, l’attenzione condivisa, la rete. Parole che diventano ponti verso relazioni autentiche e feconde. L’educazione come pratica da esercitare collettivamente. Come recita un antico proverbio africano: <<Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio>>.
