Via Crucis con le meditazioni scritte da Papa Francesco. Dal Colosseo la richiesta di pace per l’umanità ferita

E’ vero, Papa Francesco era fisicamente assente ieri sera al Colosseo in occasione della Via Crucis. L’assenza fisica è stata però ampiamente compensata da una presenza morale e affettuosa, poiché le meditazioni relative alle 14 stazioni, dal titolo In preghiera con Gesù sulla via della croce, sono state scritte dal Santo Padre: è la prima volta in undici anni di pontificato. Meditazioni scritte con il cuore e destinate a lasciare un segno anche nei “cuori induriti” di quell’umanità ferita a cui il pontefice da sempre volge lo sguardo. Le quattordici riflessioni puntano l’attenzione sulle ferite, fisiche e morali, delle donne e degli uomini a causa dei conflitti nel mondo reale e in quello virtuale. Sui fallimenti da cui sembra impossibile rialzarsi, sulle delusioni e difficoltà che ciascuno di noi incontra quotidianamente. Papa Francesco fornisce a tutto questo un antidoto potente: la preghiera e la capacità di abbandonarsi all’amore di Gesù.

L’amore, la molla per rialzarsi. Nella terza stazione Gesù cade per la prima volta. Ecco che cosa ha scritto in proposito Papa Francesco: <<Gesù, sei caduto: a cosa pensi, come preghi col viso nella polvere? Ma soprattutto, cosa ti dà la forza di rialzarti? Mentre sei con la faccia a terra e non vedi più il cielo, ti immagino ripetere nel cuore: Padre, che sei nei cieli. Lo sguardo d’amore del Padre che si posa su di te è la tua forza. Ma immagino anche che, mentre baci la terra arida e fredda, pensi all’uomo, tratto dalla terra, a noi, che siamo al centro del tuo cuore; e che ripeti le parole del tuo testamento: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi» (Lc 22,19). L’amore del Padre per te e il tuo per noi: l’amore, ecco la molla che ti fa rialzare e andare avanti. Perché chi ama non resta a terra, riparte; chi ama non si stanca, corre; chi ama vola. Gesù, ti chiedo sempre tante cose, ma una sola mi serve: saper amare. Cadrò nella vita, ma con l’amore potrò rialzarmi e andare avanti, come hai fatto tu, che sei esperto di cadute. La tua vita, infatti, è stata un continuo cadere verso di noi: da Dio a uomo, da uomo a servo, da servo a crocifisso, fino al sepolcro; sei caduto in terra come seme che muore, sei caduto per rialzarci da terra e portarci in cielo. Tu che risollevi dalla polvere e fai rinascere la speranza, dammi la forza di amare e ricominciare>>.

Il sepolcro come fonte di vita. Nella quattordicesima stazione Gesù viene deposto nel sepolcro di Giuseppe di Arimatea, e proprio su questa figura si è soffermato Papa Francesco: <<Giuseppe: il nome che insieme a Maria sta all’alba del Natale, segna pure l’aurora della Pasqua. Giuseppe di Nazaret sognò e con coraggio prese Gesù per salvarlo da Erode; tu, Giuseppe di Arimatea, ne prendi il corpo, senza sapere che un sogno impossibile e meraviglioso si realizzerà proprio lì, nel sepolcro che hai dato a Cristo quando pensavi che lui non potesse far più nulla per te. Invece è proprio vero che ogni dono fatto a Dio riceve una ricompensa più grande. Giuseppe di Arimatea, sei il profeta del coraggio audace. Per fare il tuo dono a un morto vai dal temuto Pilato e lo preghi, così da poter regalare a Gesù il sepolcro che avevi fatto costruire per te. La tua preghiera è tenace e alle parole seguono le opere. Giuseppe, ricordaci che la preghiera insistente porta frutto e attraversa persino il buio della morte; che l’amore non rimane senza risposta, ma regala nuovi inizi. Il tuo sepolcro che – unico nella storia – sarà fonte di vita, era nuovo, appena scavato nella roccia. E io, che cosa do di nuovo a Gesù in questa Pasqua? Un po’ di tempo per stare con Lui? Un po’ di amore per gli altri? I miei timori e le mie miserie sepolte, che Cristo attende gli offra come hai fatto tu col sepolcro? Sarà davvero Pasqua se donerò qualcosa di mio a Colui che per me ha dato la vita: perché è dando che si riceve; perché la vita si trova quando si perde e si possiede quando si dona>>.  

Durante la Via Crucis, che ha visto la presenza di 25mila fedeli, tanta commozione e affetto per colui il quale era assente solo fisicamente. Non a caso, poco prima che il cardinale De Donatis impartisse la benedizione ai presenti, la voce di un uomo si è levata forte tra la folla: <<Sempre ed ovunque, viva il Papa!>>.

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