Lucio Dalla, l’amore per la musica e quello per Gesù: “Lui, povero, è il futuro”

Lucio Dalla, nato e morto nel mese di marzo. In mezzo, 69 anni di pura poesia, di generosità, di incanto. Può un mostro sacro della musica essere raccontato in poche righe? No, decisamente. Ci accontenteremo allora di narrare Lucio nella sua veste più umana, attraverso due sue passioni: la musica e la fede, grandissima, in Dio, formidabile carburante della sua arte e della sua vita.

La musica. Lucio Dalla nasce a Bologna nel 1943, il 4 marzo: data che coincide con uno dei suoi più grandi successi. Il suo talento emerge sin da subito e lui, giovanissimo, inizia a suonare la fisarmonica e il clarino. Nel 1963 la svolta grazie a Gino Paoli, che al Cantagiro si offre di fargli da produttore. L’anno dopo approda alla Rca, colosso della produzione musicale; nel 1966 la prima partecipazione al Festival di Sanremo. Da lì in poi, un susseguirsi di successi: Caruso, L’anno che verrà, Cara, Canzone, 4/3/1943, Futura, Piazza Grande, Attenti al lupo e tantissimi altri. Lucio Dalla possiede non solo il talento ma anche la capacità di osare, sperimentare, stupire.

Lucio e la fede. Intervistato nel 1997 dal quotidiano L’Osservatore Romano, spiega: <<Sono credente. Credo in tutto ciò in cui si può credere, in Dio come nell’arte, nel mare, nella vita. Credo in Dio perché è il mio Dio. Lo riconosco negli uomini, nei poveri soprattutto, in tutti coloro che hanno bisogno di aiuto. Mi ha sempre colpito la decisione di Cristo di nascere povero. Lui, povero, è il futuro. Gesù  capiva la gente, i suoi amici erano pescatori, prostitute, persone semplici e povere>>.

Nel 2008 Dalla affronta l’argomento anche con il settimanale Famiglia Cristiana, rivendicando la sua identità di cattolico praticante collocato politicamente a sinistra: <<Sono cattolico praticante, certo, non è mica una vergogna. Come non è una novità il fatto che ho sempre votato a sinistra. L’equivoco è nato quando ho detto che il lavoro santifica. L’ho detto perché ne sono convinto: il lavoro, qualunque lavoro, se è fatto bene, l’artista come l’insegnante o l’elettrauto, è un modo per rendersi utile alla società. Ho sempre votato a sinistra, però se quelli di sinistra mi dicono che Dio non c’è io li mando al diavolo. Più che di una ricerca parlerei di una presenza. Non è che vada fuori con la pila: io sento Dio nelle cose della mia vita, nel mio lavoro, negli esseri umani, nel fatto che c’è il sole la mattina e la luna di notte. Cioè io credo di vivere, cerco di vivere – a volte non coerentemente – da cristiano. D’altronde, chi conosce le mie canzoni sa che ne ho sempre parlato, a cominciare da Gesù Bambino, che allora risultò una novità, perché mettevo Gesù tra la gente. È una costante perché, lo ripeto, il cristianesimo è una cosa che sento moltissimo, che cerco di vivere, soprattutto per l’aspetto sociale. Gesù poteva nascere in una reggia come in una sala da ballo, però ha scelto di nascere tra i poveri del mondo ed è già una cosa che mi affascina. Per questo la gente che ha meno di me, che fa fatica a vivere, ha un posto primario nella mia valutazione delle cose. Sono più comprensivo, credo sia il dovere di ognuno aiutare chi è meno fortunato. Poi bisogna partecipare alla Messa: io vado a San Domenico, qui a Bologna, perché c’è padre Barzaghi, che è un amico, però quando ero in Irlanda sono andato in una chiesa protestante e ho preso parte alla funzione. Dio c’è da tutte le parti, si può pregare pure in una discoteca. Io rispetto moltissimo le altre religioni, perché l’importante è che uno creda: nel suo Dio ma anche nella vita, nel lavoro, nella voglia di aiutare il prossimo. È certo, però, che non sono buddhista: sono cristiano e credo che la morte sia solo la fine del primo tempo>>. 

Dodici anni senza Lucio Dalla, che oggi avrebbe compiuto 81 anni. Caro Lucio ti scriviamo… così ci mancherai un po’ meno.

<<Ho sempre votato a sinistra,

però se quelli di sinistra mi dicono che Dio non c’è

io li mando al diavolo>>.

(Lucio Dalla)

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